sabato 10 settembre 2011

Con un poco di zucchero la pillola va giù

13 dicembre 2001

La scatola potrebbe essere quella di un farmaco qualsiasi, il solito cartoncino bianco, una scritta assurda che parla di un principio attivo il levonorgestrel a me sconosciuto, ma che doverbbe togliermi tutte le preoccupazioni ed i pensierei dopo che abbiamo fatto l'amore e tu mi hai lasciato dentro le tue tracce.
Il blister contiene una sola pillola, basta poco in teoria a togliersi il pensiero.
Prendo un bicchiere d'acqua e butto giù questa capsulina bianca e innocente....
Mi sdraio, ho bisogno di rilassarmi, mi scoppia la testa, se sia per colpa del  levonorgestrel o per quello che è successo tra di noi ancora non lo so, forse mi sbaglio è stato un sogno, non è successo nulla.
Giro la testa, e quella confezione vuota e il bicchiere d'acqua mezzo pieno mi ricordano che è tutto vero.
E' assurdo.
Mi viene la pelle d'oca, sto frugando nei miei pensieri per ricostrurire quanto successo.
Non ricordo con precisione di cosa abbiamo parlato o per quanto tempo siamo rimasti seduti al Ricci, ma certamente abbiamo bevuto, con tutta probabilità io più di te, rammento che Giuliano era venuto subito al nostro tavolo, con il suo incedere malizioso da checca consumata, che si lecca i baffi alla vista di un giovane bello come te.
Il primo giro di cuba libre era stata un'idea mia, i chupito di pampero per distendere i miei nervi,  evidentemente tesi, tua.
Non sei un santo, hai 16 anni, ma i racconti delle tue scorribande tra le nostre madri mi hanno dato un quadro abbastanza preciso di come sei, e proprio per la mia presunta serietà, per il fatto che le nostra famiglie sono così unite e le nostre madri grandi amiche, la tua ha chiesto alla mia se potevo provare ad aiutarti con la scuola, che pessima idea se ci penso ora. I pomeriggi che abbiamo trascorso insieme mi hanno insegnato che non hai alcuna passione per lo studio, e nessuna intenzione di impegnarti, di tanto in tanto, quando esasperata ti minaccio di smettere con le lezioni, che in fondo so divertirti, solo per il piacere di passare un paio d'ore con una ragazza più grande e carina, allora, da bravo ruffiano quale sei, ti impegni brevemente. Quello che mi colpisce di te è  il carisma, la tua capacità di piegare gli altri al tuo volere senza che loro ne siano consapevoli. E poi hai uno di quei sorrisi da schiaffi che avevano i divi del cinema in bianco e nero e per cui le donne svenivano, vedo la tua fisicità di giovane uomo maturare di giorno in giorno davanti ai miei occhi, so l'effetto che fai alle tue compagne di scuola e so che sei già stato a letto con più di una ragazza, un po' perchè hai quel genere di sguardo indagatore che hanno gli animali quando avvistano una preda e poi per i racconti che mia madre mi fa puntualmente dopo aver raccolto le lamentele della tua.
E poi c'è Simone, il tuo compagno di classe a cui do ripetizioni di inglese che ci tiene molto a far proseliti sul tuo comportamento di sciupafemmine in erba.
Il tempo è trascorso veloce, e l'aria si è fatta leggera mano a mano che il rhum è scivolato in gola, lasciando un sapore di vaniglia e quei sentori balsamici tipici del rovere, la testa  ha cominciato a girare e i pensieri si sono fatti leggeri,  la voglia di raggiungere gli amici che mi aspettavano al locale di Iliana è svanita in fretta, mi dico che è perchè mi vergogno a presentearmi con un ragazzino, ma temo che non sia tutto qua...
Quando ti dico che rimaniamo ancora un po' e che poi ti porto a casa perchè sono stanca, tu mi regali un sorriso malizioso che non riesco a decifrare completamente, poi una volta usciti dal locale facciamo due passi, ho bisogno di aria fresca, accendo una sigaretta, stiamo in silenzio e camminiamo piano, anche tu fumi le Marlboro light, hai un fare da duro e due occhi dolci che mi mettono di buon umore, ma sono stanca e stranita.
Arriviamo alla macchina, appena entrati cominci a frugare tra i miei cd fino a che non trovi una tua creazione che mi hai dato qualche giorno prima, e che per la verità non ho ancora ascoltato, metti su la numero 3, sono i Gemelli Diversi, " dammi solo un minuto". Oddio....
Sento nell'aria una strana elettricità, una certa tensione...
Forse è l'alcool, forse mi sbaglio,  devo traghettarti a casa sano e salvo, nonostante i pensieri che cominciano ad accavallarsi sempre più confusi, ma quando siamo quasi a Civesio, mentre mi avvicino sempre più a casa  tua, mi dici che forse hai bevuto un po' troppo e che è meglio se ci fermiamo da qualche parte per un po' per far scendere l'alcool. D'istinto ti accontento, ho la testa pesante.
Mi dai indicazioni e mi guidi sicuro tra queste stradine per me tutte uguali, fino a che ci fermiamo davanti al cancello di una grande ditta, che ha una pensilina dove parcheggio, producono piastrelle, ce nè un gran quantitativo stipato sotto un telone che per il gran vento di stasera si è alzato.
Abbassi leggermente il sedile, non mi chiedi il permesso, lo fai con naturalezza, poi mi guardi e mi dici che hai bisogno di rilassarti, annuisco, chiudo gli occhi e faccio girare la rotella del sedile che scatta indietro, una tacca, due, ecco, ora va meglio, e mentre sento gli occhi abbandonarsi alla stanchezza, la tua mano sulla mia gamba ed il tuo respiro vicino al mio viso mi riportano alla realtà, mi sembra assurdo, è una frazione di secondo prima che la tua mano salga velocemente tra le mie cosce, le stringo forte, ho paura, sono impietrita, scandalizzata e realmente preoccupata. Non oso aprire gli occhi e mentre cerchi di divincolarti dalla mia stretta per lasciare la tua mano libera di andare dove vuole, mi dici con una voce calda e leggera che hai voglia di me, cerchi consenso alla tua volontà, che credi essere anche la mia, forse sai meglio tu, di me, come stanno le cose. Mi parli ancora, mi chiedi cosa dovresti fare per farmi felice, per farmi stare bene, ho la salivazione a zero, un groppo in gola che blocca sul nascere qualunque tentativo di difesa o di scherno verbale, allento la presa, è un attimo e le tue mani riescono a sganciare i gancetti del mio body, sono eccitata, umida, lasciva, non voglio capire nulla, ti lascio fare, mi riempi il collo di piccoli baci, mi accarezzi i capelli, mi sento stordiata e fragile, senza volontà alcuna, non voglio partecipare, comincio a capire quello che succede, ma mentre la mia testa prova a ragionare, il mio corpo ama quello che stai facendo, sento le reazioni di ogni centimentro di pelle mentre la tua lingua scivola dal mio collo al seno che si scopre velocemente, malgrado il vestito e il cappotto che sei riuscito a togliermi mentre mi sforzavo di comprendere quello che accadeva. Hai un tocco leggero, morbido, mi sento come sospesa da terra e mentre mi mordicchi un capezzolo e stringi tra il pollice e l'indice della mano l'altro, mi sento avvampare, non ci posso credere, ma sto avendo un orgasmo, non è possibile, non si può venire senza penetrazione, non capisco più nulla, sento un gran calore che dal centro del corpo mi avvampa totalmente e che mi toglie le forze, è allora che ti sento entrare dentro di me con prepotenza, apro gli occhi.
Cristo Santo!
Vorrei dirti di smettere, vorrei dirti di lasciarmi andare ma il tuo corpo ed il mio sono legati da una danza perfetta, si muovono con un sincronismo che non ho mai provato, e mentre i nostri respiri diventano uno solo mi abbandono a un'estasi mai provata.

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